Montepiatto,
piccolo insediamento di case sparpagliate, è una località montana del
Comune di Torno che si snoda ad un’altitudine di circa 600 m. sul
livello del mare sul versante occidentale delle Prealpi del Triangolo
Lariano.
La strada più breve ed immediata che conduce a Montepiatto parte dal
paese di Torno: all'altezza della chiesa di s. Giovanni,
bisogna imboccare la ripida stradina che si arrampica sulla
destra fino alla parte alta del paese (Largo degli Alpini). Da qui si
dividono due strade più o meno della stessa lunghezza che portano a
Montepiatto: la prima, sulla sinistra del Largo degli Alpini, è
percorribile anche in jeep o con mezzi fuoristrada per chi è munito di
permesso (rilasciato dal Comune di Torno per chi possiede un’abitazione
propria o in affitto o un terreno a Montepiatto); la seconda, sulla
destra del piazzale, si arrampica verso la montagna con lunghe scalinate
ed è quindi percorribile soltanto a piedi. Bellissimi sono gli scorci
sul lago che sono visibili da questa mulattiera: in più punti la vista
si apre su tutto il primo bacino del Lario. Circa a metà del percorso si
incontra la “Roccia di s. Carlo Borromeo” che secondo la leggenda il
santo utilizzò per spiccare il volo insieme alle monache dell’antico
convento di Montepiatto che aveva salvato dalla peste nel 1598, e
giungere così nel più breve tempo possibile al Sacro Monte di Varese,
dove sorgeva la casa madre delle suore. Arrivati poi quasi in prossimità
dell’abitato si incontra sulla destra una parete rocciosa nella quale è
presente una fenditura che ricorda la forma di una mano: anche in questo
caso la leggenda racconta di come s. Carlo abbia appoggiato la sua mano
sulla roccia per far sgorgare limpida acqua e abbeverarsi prima della
partenza.
Che decidiate di percorrere la mulattiera pedonale oppure l’altra strada
(più indicata in autunno per chi volesse raccogliere castagne essendo
abbondanti questi alberi lungo il percorso), dopo una passeggiata di
circa 3 chilometri, che richiedono 30/40 minuti di cammino non troppo
impegnativo, si arriva a destinazione. Le due strade infatti compongono
un anello che si sviluppa sulla montagna e si ricongiunge nell’abitato
di Montepiatto.
Montepiatto si trova al centro di un crocevia di sentieri e percorsi che
permettono bellissime passeggiate all'interno di questo versante del
Triangolo Lariano: incamminandosi verso nord si raggiunge in prima
battuta Piazzaga (altra località montana nel territorio del Comune di
Torno) e più oltre Molina, frazione di Faggeto Lario; percorrendo invece
lo stretto sentiero in costa alla montagna che si inoltra verso sud, si
arriva alla località di Majocco dei monti di Blevio e, proseguendo, a
Brunate. Portandosi in quota verso il monte Croce d'Ardona (dove si
trovano le rovine dell'omonimo castello), è possibile inoltrarsi per
tutti i percorsi del Triangolo Lariano.
CENNI STORICI
Poche sono le notizie su Montepiatto nei secoli
passati, ma quel poco che sappiamo riguarda la storia della chiesa e del
convento che si trovano nel punto più alto del monte. Tali notizie si
ricavano nel volumetto monografico del Sacerdote Callisto Grandi:
"Montepiatto sopra Torno ed i suoi morti", ristampato dalla Associazione
Pro loco di Torno nel luglio 1975, allo scopo di affiancare l'opera di
raccolta fondi per la ricostruzione della chiesa e dell'annesso
convento, distrutti da un incendio il 18 marzo dello stesso anno.
Di seguito ne daremo alcuni paragrafi invitandovi a fare buona lettura
dell'opera completa soprattutto per quanto riguarda la storia del
convento e delle Monache che qui vissero e operarono tra il 1507 e il
1598.
LA CHIESA
"Montepiatto, se è meta di amene e allegre
gite, centro di istruttive e salutari escursioni, è benanco scopo di
frequenti e devoti pellegrinaggi: imperocchè lassù havvi un Santuario,
il quale, se non vanta pregi d'architettura o d'altre belle arti, è
venerabile per sacra vetustà e per grande devozione. Le popolazioni
lariensi vi vanno frequenti ad implorare grazie dal buon Dio, che
ovunque opera meraviglie, e che padre amoroso sempre ed a larga mano
distribuisce i suoi doni perfetti, e per ottenerli più facilmente
interpongono la mediazione di quei poveri Morti.
Dal lago ben lo si scorge questo Santuario, poichè fra selve castanili
biancheggia in sulla vetta.
Proprio nella parte più culminante in un ampio sagrato sorgono la chiesa
dedicata al mistero gaudioso della Visita di Maria santissima a sua
cugina S. Elisabetta, madre del Precursore, l'avanzo dell'antico
convento a mezzodì della chiesa, ed a sera della stessa la cadente
edicoletta che contiene i resti mortali delle Monache quassù spirate, un
ampio cortile con pozzo, o cisterna d'acque freschissime.
Una gradinata, che contava già ventotto gradini, e che ora fu rifatta a
nuovo più comoda e più bella, mette al sagrato, l'ombreggiano piante
sempre verdi e resinose, che sorgono con rigoglio ai fianchi. Nel
piazzale troviamo, a destra, parte del convento, che sporgendo in avanti
forma angolo con la facciata della chiesa, che ci sta di fronte e che
nulla ci offre nel suo esterno di particolare. Nella facciata scorgiamo
la porta d'ingresso in forma rettangolare, a cui si ascende per quattro
gradini semicircolari concentrici: un ampio finestrone sta al di sopra
della porta: a destra di questa apresi finestrella chiusa da inferriata,
e serve ai devoti per visitare la chiesa, quando è chiusa ..."
IL CONVENTO
"Chi ascende al sagrato trova alla sua
destra un corpo di vetusto fabbricato, che fiancheggiando a mezzodì la
chiesa quanto è lunga, si protende un cinque metri sul piazzaletto in
guisa da formare angolo retto con la facciata della chiesa stessa, ed
ivi ha la sua porta d'ingresso. Questo fabbricato è l'ultimo avanzo del
Convento qui eretto nei primissimi anni del secolo decimosesto. Guarda
esso verso Como, ed ha due piani con otto finestrelle quadrate per
ciascuno.
A pian terreno vi sono: un grande stanzone, era forse la sala del
capitolo, o del lavoro, ed altra stanza discretamente ampia. Troviamo
anche un corridoio sotterraneo, che attraversa da una parte all'altra la
chiesa attuale, e che verso la sua metà ha a destra una grotta, in cui
le Monache conservavano cibarie per la cucina, ed in cui morì in odore
di santità un povero eremita penitente. Nel piano superiore abbiamo
l'attuale sagrestia, ed alcune celle con corridoio, che corre per tutto
il lungo della chiesa. Una di queste celle era affittata dal Club Alpino
Comense e servivagli di Stazione.
Ecco quanto esiste dell'antico convento. Non è però che la minima parte,
imperocchè desso era un quattro volte più ampio di questo avanzo;
giacchè arrivò ad albergare nel suo fiore fin trenta e più Suore.
Circondava da tre lati la chiesa, e le varie sue parti comunicavano fra
loro pel corridoio sotterraneo sovraccennato, come anche per il corpo di
caseggiato, che, prospicente il levante, correva da mezzodì a sera
dietro la chiesa, congiungendo gli altri corpi di fabbricato a destra ed
a sinistra della stessa chiesa ..."
Come già accennato, la chiesa e il convento furono
distrutti quasi interamente da un incendio il 18 marzo 1975, e la
ricostruzione che seguì di lì a poco, pur rispettandone l'architettura
originaria, applicò ad essi migliorie e adeguamenti tecnici, tali da non
rispettare più, negli interni, non tanto della chiesa ma sopratutto del
convento, la descrizione fatta dal sacerdote Callisto Grandi. Comunque
già anche prima dell'incendio e dopo la descrizione dell'autore furono
fatte nel corso degli anni a seguire modifiche e lavori.
Il volumetto prosegue con la storia della costruzione dei monumenti e
con la cronaca del convento delle Monache che qui vissero per quasi un
secolo.
Dobbiamo inoltre menzionare, tra le particolarità di Montepiatto che hanno la loro storia e da non mancare di visitare, la "Pietra pendula", masso erratico appoggiato su un basamento. Tale masso e il suo basamento, cosa che li distingue, hanno l'aspetto di un fungo. Si pensa che il blocco di granito sia stato lasciato lì in quel preciso luogo, non molto lontano dalla chiesa, dai ghiacciai quaternari durante l' espansione e il successivo ritiro.